«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

lunedì 30 maggio 2016

Audiodescrizione e sottotitolazione nella tv pubblica. A quando la parità per i disabili sensoriali?

Nella programmazione della tv pubblica rimangono spazi di inaccessibilità per gli spettatori con disabilità soprattutto visive, i quali pagano il canone come tutti e chiedono un servizio migliore
Come sappiamo, da quest’anno il pagamento del canone Rai avviene direttamente nella bolletta dell’energia elettrica, presumendo  che chi ha una utenza attiva possegga un apparecchio tv. Il canone Rai, infatti, è una imposta sulla detenzione di un apparecchio atto o adattabile a ricevere programmi televisivi, ai sensi del R.D.L. 21/02/1938, n. 246. Pertanto non è tanto l’uso che se ne possa fare, quanto il solo possesso dell’apparecchio tv ad essere tassato.
Ma se io non uso  (perché non sono messo sempre in condizione di farlo, ndr) l’apparecchio tv,  sono tenuto a pagare lo stesso? Il caso, nello specifico, è quello delle persone con disabilità uditive e visive -che, di fatto, sono tenute a pagare il canone pur potendo fruire in maniera limitata dei programmi tv. Il canone Rai deve essere pagato anche dagli utenti non vedenti e sordi: non sono previsti sconti né esenzioni (eccetto la possibilità di effettuare il pagamento in 11 rate in caso di invalidità del 100% e l’esenzione in caso di ricovero in RSA).  E già a questo punto la questione traballa. Non tutta la programmazione televisiva della Rai ha infatti un servizio di sottotitolazione e audiodescrizione, e la cosa rende quello del televisore un uso che può essere limitato – quando non sporadico.
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