«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

mercoledì 15 giugno 2016

"Be My Eyes", l'app per "offrire" i propri occhi a chi non puo' vedere

"Be My Eyes", che ha superato i 370mila iscritti, collega l’utente che ha bisogno di assistenza al primo volontario disponibile, anche a un continente di distanza. Puntando tutto sulla solidarietà, quest’app aiuta le persone non vedenti a risolvere piccoli problemi quotidiani, semplificando loro la vita. 
Hans Jørgen Wiberg è un signore danese affetto da un grave difetto alla vista; il suo campo visivo nel corso del tempo si è ridotto a 5 gradi rispetto ai normali 180. Per anni ha lavorato come consulente per persone non vedenti in Danimarca. È da questa sua esperienza di vita è nata "Be My Eyes".
Sebbene di app per non vedenti ne siano state sviluppate molte negli ultimi anni, la creatura di Hans è la prima a scommettere tutto sulla solidarietà. "Be My Eyes", infatti, collega l’utente che ha bisogno di assistenza al primo volontario disponibile, magari a un continente di distanza: «Un mio amico non vedente mi ha detto che utilizzava spesso il suo smartphone per contattare amici e familiari su Skype o FaceTime perché gli dessero una mano per piccole cose quotidiane – racconta Hans – ma il fatto di dover sempre chiamare qualcuno lo metteva a disagio. È da qui che ho iniziato a pensare a un gruppo di volontari che potesse rispondere a questo tipo di chiamate».
- continua la lettura su Press-In anno VIII / n. 1375 - StartupItalia! del 14-06-2016

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