«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

domenica 11 settembre 2016

Cinque modifiche urgenti per la formazione degli insegnanti

In questi giorni sta finendo l’anno di prova per quei docenti – sono varie decine di migliaia – assunti lo scorso autunno: un po’ sono i vincitori del concorso 2012 ma entrati di ruolo solo quest’anno; la maggior parte è stata reclutata attraverso la legge della Buona scuola, con la qualifica di “organico di potenziamento” (quella categoria ibrida che è stata usata per i professori perennemente disponibili a esaudire le richieste delle preside – supplenze, corsi di recupero – o a compensare le carenze di personale della scuola).
Alla fine dell’anno di prova c’è un esame, un colloquio orale, da sostenere di fronte al comitato di valutazione – anche questa una discutibile invenzione della Buona scuola. La preside più altri docenti analizzano il lavoro dell’insegnante nell’anno di prova a partire dal report che ha scritto sulla piattaforma online del ministero dell’istruzione chiamata Indire. Di fatto, l’anno di prova è consistito dunque in un minicorso di formazione, nel confronto con il tutor, nella compilazione della piattaforma Indire, e infine nell’esame.
Quali elementi se ne possono trarre, senza voler essere ogni volta polemici e disfattisti? Che questa formazione per formatori va ripensata, nel merito e nel metodo
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