«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

lunedì 5 settembre 2016

In Italia si sperimenta un nuovo approccio contro il bullismo

È il progetto Joining Forces to Combat Cyber Bullying in Schools, che coinvolgerà sei scuole del Veneto e del Friuli Venezia-Giulia
A scuola, a seguito di un atto di bullismo, i docenti individuano il responsabile e scelgono la punizione da applicare, che può andare da un semplice richiamo fino alla sospensione o l’espulsione dall’istituto. Che cosa è stato risolto? Pressoché niente. La vittima di un’azione violenta e intenzionale non trae alcun beneficio effettivo. Il colpevole non ha modo di ragionare su ciò che ha compiuto e non ricava alcuno stimolo a modificare il proprio comportamento, fatta eccezione di quello che deriva dalla paura di subire una punizione.
Da decenni si studia l’argomento e si cercano nuovi approcci per risolvere nel profondo simili situazioni, complicate negli ultimi anni anche dalla diffusione del cosiddetto cyberbullismo. In Italia però si è dato scarso peso al fenomeno fino a quando le sue gravi conseguenze non hanno occupato le pagine di cronaca. Presto però le cose potrebbero cambiare, grazie al progetto europeo “Joining Forces to Combat Cyber Bullying in Schools“, finanziato attraverso il Programma “Daphne” e coordinato in Italia dall’Associazione Educazione Media Comunità, realtà che si occupa da 5 anni di educazione all’uso critico dei media digitali.
Il fulcro del progetto consiste nel promuovere una cultura di gestione positiva dei conflitti nella scuola tramite la sperimentazione di nuove strategie e metodi per prevenire, ridurre e risolvere i conflitti, con una particolare attenzione ai fenomeni di cyberbullismo.
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