“La malattia mi ha tolto tutto, ma la musica mi rende libero”
Alla regola di Andrea i vicini di casa si sono adeguati con piacere: «Perché possa fare il suo effetto benefico, la musica deve essere sparata a tutto volume. Il più alto possibile». I brani li sceglie lui e la sua stanza, più che un luogo di sofferenza, è il tempio dell’ottimismo. Una specie di piccola discoteca con luci colorate e grandi casse: Andrea, peccato, non può più ballare ma si gode con gioia ogni decibel. «La musica mi restituisce la libertà, mi consente di alzarmi dal letto, di oltrepassare i muri di questa stanza e di andare lontano. E in più copre il rumore del respiratore, sempre acceso vicino al cuscino. Io sono l’unico deejay in grado di mixare con gli occhi e ora spero di riuscire a fare un disco con tanti altri malati di Sla».
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