Gps per orientarsi a chi non vede, telefono a chi non sente e una borsa di studi per chi studia e crea. Nasce un corsorzio innovativo, capofila l´Istituto per i ciechi Chiossone con Iit, Università, Fondazione Don Gnocchi e alcune aziende liguri: obiettivo, dare strumenti ai disabili.
Lavagna "a rilievo labile", rallentatore vocale, Gps che porta dritti in farmacia. Strumenti che trasformeranno la vita di chi porta un qualche handicap, a opera del primo consorzio italiano sulla disabilità: capofila l´istituto David Chiossone (centro per ciechi e ipovedenti), con Cnr, l´Iit-Istituto italiano di tecnologia, l´Università di Genova, la fondazione don Carlo Gnocchi di Sarzana alcune aziende liguri.
«In Italia chi fa ricerca, chi fa servizi e chi produce non collabora: noi realizzeremo ausili per disabili diffusi a basso prezzo perché potranno avere mercato anche per i normo-dotati. Realizzeremo ricerca di base, la applicheremo e la produrremo: tutto in Liguria», dice Pippo Rossetti, direttore del Chiossone. E l´istituto ha appena lanciato il bando per una borsa di studio da 20.000 euro, dedicata alla memoria dello scienziato Vincenzo Tagliasco e rivolta a uno studente straniero che venga a studiare all´Università di Genova oppure un italiano che vada all´estero e si impegni nei campi delle neuroscienze, delle scienze cognitive o dell´ingegneria (bando è su www.chiossone.it).
L´Iit sta studiando sistemi di rilevamento tattile di segnali che danno precise indicazioni di ciò che c´è nello spazio circostante. «Un puntatore che contiene una telecamera - spiega Cristina Martinoli, oculista e direttore medico del Chiossone -; il nostro scopo è realizzare miniaturizzandoli strumenti che sono già stati inventati, ma inutilizzabili dai portatori di handicap perché ingombranti, pesanti». Martinoli ha appena presentato il Manuale della riabilitazione visiva per ciechi e ipovedenti (Franco Angeli editore), il primo in Italia, scritto con Ester Delpino, che codifica il metodo messo a punto dall´istituto Chiossone: i problemi "leggere" e "scrivere" di ipovedenti e ciechi oggi sono sostanzialmente risolti grazie ai software.
La chiave di volta sarà il tatto, poi l´udito (ma al secondo posto, perché con l´età si abbassa la sua qualità). E il Cnr con il Chiossone e una società spezzina di informatica applicata sta lavorando a una "periferica a rilievo labile": per i ragazzi ipovedenti a scuola. Sarà in grado di riprodurre, in rilievo, mappe geografiche, figure geometriche, simboli di integrali matematici. Finora c´era solo una barra in braille da applicare alla tastiera del pc, che formava lettere e numeri. Da qui nascerà anche una lavagna a rilievo labile. Mentre la facoltà di Ingegneria e un´azienda genovese di apparecchi acustici stanno studiando un "rallentatore da applicare al telefono". I disabili uditivi così potranno ascoltare l´interlocutore, il cui eloquio sarà rallentato di una volta e mezzo. E comprendere meglio.
Si trasferiranno i vantaggi del videoingranditore portatile direttamente nel telefonino. «È molto probabile che il cellulare diventi l´oggetto su cui saranno caricati tutti i software di cui un portatore di handicap ha bisogno per vivere una vita autonoma», aggiunge Martinoli. Il Chiossone e un´azienda elettronica genovese stanno lavorando a un Gps che indichi a ciechi e ipovedenti dove si trovi la farmacia piuttosto che il panettiere, mentre stanno camminando nella loro città.
Michela Bompani
(fonte: Press-IN anno I / n. 2752 - La Repubblica del 31-10-2009)
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