«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

giovedì 22 novembre 2018

Roma Tre. Cerimonia di conferimento Laurea Honoris Causa a Don Roberto Sardelli e a Edith Bruck

Laurea ad honorem per il “prete delle baracche” don Roberto Sardelli e per la scrittrice e poetessa ungherese Edith Bruck. Le onorificenze sono state conferite oggi, mercoledì 21 novembre, nell’aula Magna della Scuola di lettere filosofia lingue dell’Università Roma Tre.
Don Roberto, originario di Pontecorvo, ordinato sacerdote nel 1965, frequentò la scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani prima di recarsi in Francia per studiare l’esperienza dei “preti operai”. Nel 1968 fu inviato nella parrocchia di San Policarpo, a pochi passi dalla quale scoprì la baraccopoli sorta nei pressi dell’Acquedotto Felice, occupata da 650 famiglie italiane immigrate provenienti da Sicilia, Calabria, Abruzzo e Basilicata. Fu proprio qui che il sacerdote si trasferì, dopo aver acquistato una baracca da una prostituta. La trasformò nella “Scuola 725” – dal numero civico del casotto -, per bambini discriminati a scuola e ghettizzati nelle classi differenziali. Una baracca di nove metri quadrati aperta nell’ottobre 1968, che «rappresenta una delle più straordinarie iniziative di pedagogia popolare realizzatesi in Italia nel secondo dopoguerra» ha detto Massimiliano Fiorucci, direttore del dipartimento di Scienze della formazione. Il docente ha ribadito che “Scuola 725” è stato un esempio concreto di «lotta all’emarginazione» e si è posta in modo «critico rispetto alle attività della scuola pubblica».
A Edith Bruck è stata conferita invece la laurea in Informazione, editoria e giornalismo. Nata in una famiglia numerosa ebrea, viveva in un villaggio ungherese. Nel 1944 fu deportata ad Auschwitz con i genitori, due fratelli e una sorella. Con quest’ultima passò da Auschwitz a Dachau, Christianstadt e Bergen-Belsen, dove furono liberate nel 1945. Dal 1954 vive in Italia dove ha conosciuto tra gli altri Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti e Primo Levi, che la incitò a ricordare la Shoah. Nel 1959 con il romanzo autobiografico “Chi ti ama così” iniziò la sua carriera di testimone dell’Olocausto, adottando la lingua italiana che, come ha più volte spiegato, le offriva il giusto distacco emotivo per descrivere la personale esperienza nei campi di concentramento.
Le onorificenze conferite da Roma Tre, ha concluso il rettore Luca Pietromarchi, sono «la testimonianza dell’attenzione che l’ateneo ha nei confronti di tutto ciò che è memoria storica, impegno sociale e diffusione della cultura».
(fonte: https://www.romasette.it/laurea-honoris-causa-a-don-roberto-sardelli-il-prete-delle-baracche/)

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