(di M. Mantellini) I nativi digitali non sono tecnologicamente alfabetizzati più dei loro genitori. Una bella cura di educazione civica 2.0 servirebbe a tutti.
Alcuni anni fa, quando frequentavo le scuole elementari, esisteva nell'elenco delle materie di insegnamento l'Educazione Civica. Si parlava di etica, di Costituzione, di educazione stradale, delle regole della civile convivenza e cose del genere. Tutti noi, con la stoltezza tipica degli adolescenti, la ricordiamo come una materia noiosa ed inutile.
(...)
La retorica dei nativi digitali è stata in questi anni tanto effimera quanto ingannatrice. Perché da un lato è vero che i nostri figli nascono e crescono avvolti dai terminali elettronici, imparano prestissimo ad utilizzare gli schermi touch o le tastiere, si collegano alla Rete con una facilità inusitata, così come è vero che, al loro cospetto, molti di noi vengono assaliti da quel senso di inferiorità tecnologica che tratteggia la distanza fra chi sa e chi non sa. Ma, di nuovo, anche questa identificazione di competenze è una falsa sirena. I nativi digitali, anche quando lo sono (e non lo sono sempre) non sono "competenti digitali": utilizzano strumenti con grande velocità e abilità ma lo fanno, nella maggioranza dei casi, dentro un loro sostanziale analfabetismo che riguarda le prassi e l'etica digitale. Far crescere un bambino dentro una biblioteca non farà di lui necessariamente un adulto colto e informato. Avvolgere i nostri figli dentro reti informative potentissime non li renderà automaticamente migliori di noi che siamo cresciuti dentro l'orizzonte minimo del libro di testo e della Divina Commedia.
- continua la lettura su http://punto-informatico.it/
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento