L’artista incontra il pubblico per approfondire i temi dietro la sua video performance, che si fa beffa dei confini del genere.
Il tema al centro è lo sguardo, declinato però sotto tre diversi punti di vista; quasi fossero tre differenti modi di guardare ad un guardare. Come varcare i confini? Si inizia dallo sguardo proprio, come percepito dalla singolare scatola cranica dell’artista. Cosa vuol dire abitare un corpo con disabilità? Si giunge poi a quello subìto, che mette in campo il tema dell’intrusività degli sguardi altrui; morbosi, non richiesti e patiti. Per alla fine approdare a quello riappropriato, che autodetermina la propria corporeità — rovesciando l’oggetto in un soggetto che può finalmente esondare gli argini delle definizioni maggio
di Diana Anselmo
Ingresso libero fino a esaurimento posti
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