Imparare l'inglese con l'Ipad? Facile, soprattutto per i 18 bambini della scuola dell'Infanzia Regina Paci di via Flaminia che sopra ogni aspettativa stanno dimostrando entusiasmo e affezione per la tavoletta tecnologica del momento.
Mentre per avere un'idea tangibile della scuola del futuro, basta salire al primo piano di via Rossi a Pesaro, dove ha sede l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti ed è operativa un' aula didattica attrezzata con dieci postazioni informatiche all'avanguardia collegate alla lavagna digitale di ultima generazione. «In questa sala, oltre alla formazione e all'orientamento speciale per studenti con disabilità visiva osserva la presidente Maria Mencarini facciamo corsi di aggiornamento per gli insegnanti della provincia che sempre più spesso si trovano a dover imparare l'utilizzo delle ultime tecnologie e non sempre hanno adeguate indicazioni funzionali all'insegnamento». Come è possibile una tale lungimiranza? «Da anni l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti lavora per assistere e contrastare il fenomeno dell'ipovedenza infantile. Di fatto si è capito che a volte il bambino è irrequieto o svogliato a scuola perché nasconde un disagio funzionale: nel 5% dei casi si tratta di difficoltà con la vista. E' una percentuale che abbiamo riscontrato attraverso un'indagine a campione anche nel nostro territorio, quando avendo visitato nel giro di due settimane 400 bambini ci siamo accorti che molti di loro avevano bisogno di una visita specialistica. E' la politica precauzionale degli ostacoli al naturale sviluppo dell'individuo che ci ha portati a maturare poi una certa dimestichezza con le ultime frontiere della tecnologia». Infatti se al Bramante come allo Scientifico studenti ipovedenti possono continuare a studiare al pari dei loro coetanei, è grazie all'esperienza messa in campo dall'equipe specializzata dell'Unione: «Da anni usiamo in classe computer attrezzati con barra braille, sintetizzatore vocale e un programma di lettura testi che permettono allo studente di seguire la lezione». Con l'Ipad tutto questo è di serie. «Vero, l'unico problema è che la tecnologia è ancora costosa. Ma i benefici sono notevoli. Per digitalizzare i testi, che non sempre possono essere trascritti in braille e quindi per alleggerire, conclude Maria Mencarini, della spesa la provincia che è tenuta alla fornitura per gli studenti con difficoltà visive avremmo voluto acquistare uno scanner specifico del prezzo di 3mila euro. Non li abbiamo trovati: la crisi ha ridotto sponsor e slanci solidaristici, ma l'apporto sarebbe fondamentale». (s.v.r.)
(fonte: Press-In anno III / n. 2696 - Il Resto del Carlino del 12-10-2011)
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