«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

domenica 21 febbraio 2016

La seconda giovinezza del Braille nell’era del digitale

Louis Braille aveva tre anni quando perse la vista. Solo 18 quando divenne professore presso l’Istituto per giovani ciechi di Parigi dove aveva studiato. A 30 anni presentò ufficialmente il metodo che aveva inventato per permettere ai non vedenti di leggere e scrivere più agevolmente. Era il 1839.
Il sistema braille, che da lui prende il nome, nell’era del digitale sta vivendo la sua seconda giovinezza: basato su sei punti distribuiti su due colonne da tre punti ciascuna, riesce a rappresentare 64 segni tra caratteri e simboli e si adatta anche a musica, matematica e chimica. Sono 800 attualmente i dialetti e le lingue che, per la comunicazione tra non vedenti, utilizzano questo metodo, il quale, per le sue caratteristiche intrinseche, sembra davvero destinato a non tramontare mai, anzi. I nuovi dispositivi e sistemi operativi, i software e le app si sono adattati perfettamente al braille consentendo a ciechi e ipovedenti di accedere a professioni e di esprimere potenzialità che prima non erano alla loro portata.
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