«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

giovedì 10 marzo 2022

La diversità che ci rende unici: "Il corpo in cui sono nata" di Guadalupe Nettel

E se fosse sempre stato il corpo? Se fosse questo lo strumento con cui Guadalupe Nettel registra e trasmette il suo modo di vedere il mondo, di raccontarci il tempo? Il corpo da usare, per assimilare e poi estendere verso l’esterno, il corpo come lente di ingrandimento, come macchia d’olio che si espande. 

Se "Il corpo in cui sono nata" mostra come comincia una bambina a vivere, come comincia una scrittrice a entrare nella letteratura, dimostra anche chi siamo, in qualche modo. Siamo nati tutti in un corpo, che ci piaccia o meno, con un difetto riconosciuto o meno, con un dolore di fondo o meno, ed è lì – muovendoci tra gli oggetti che hanno costruito la nostra memoria, tra i compagni di classe che ci hanno presi in giro, le ragazzine che nemmeno ci guardavano –  che abbiamo cominciato a essere quello che saremmo diventati.

Guadalupe Nettel, la ragazzina con l’occhio bendato, ha trovato in quei giorni fuori fuoco il passo della sua scrittura, ed è diventata la scrittrice che leggiamo e ammiriamo. Ha visto, ha scritto.

https://www.minimaetmoralia.it/wp/libri/la-diversita-che-ci-rende-unici-il-corpo-in-cui-sono-nata-di-guadalup

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