«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

lunedì 19 novembre 2012

Libri fatti di bit di M. Mantellini

La scuola del futuro non sarà fatta (solo) di tablet e forzose conversioni ai libri digitali. E la speranza che il Governo tecnico potesse fare il miracolo per l'agenda digitale si va affievolendo.
Il passaggio da libro cartaceo a libro elettronico è forse l'iniziativa più ambiziosa fra quelle del Governo Monti che riguardano la scuola e la tecnologia. Dirò di più fin da subito: il passaggio al formato digitale per i libri di testo, così come ipotizzato nel decreto Digitalia, assomiglia molto ad una di quelle profezie automagiche nelle quali la convinzione ed il sogno di pochi sembra destinato a scontrarsi rapidamente con la cruda realtà.
Quella realtà del resto è nota: non esiste in Italia una contabilità di quante classi delle nostre scuole elementari, medie e superiori siano predisposte per l'accesso a Internet. I pochi numeri disponibili si riferiscono a generiche disponibilità di collegamenti in banda larga per singola scuola e spesso riguardano la banale presenza di un accesso a Internet presso i locali dell'amministrazione. Non esiste - nessuno l'ha prevista - una competenza diffusa degli insegnanti all'utilizzo delle tecnologie digitali. Nessuno ci ha pensato e gli insegnanti sono considerati dai tecnici del Ministero come una sorta di nativi digitali a prescindere: come i nativi digitali anagrafici purtroppo nessuno di loro nasce illuminato dal dio del TCP/IP e anzi la stragrande maggioranza di loro continua a vivere tranquillamente senza averne alcuna idea di cosa sia un tablet, una connessione di rete o una app.
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