«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

lunedì 26 novembre 2012

Sei mosse per favorire l'accesso dei disabili al web

Mai come ora le tecnologie possono evitare l'isolamento alle persone con disabilità, promuovendone l'autonomia e valorizzandone al contempo il contributo positivo alla società e all'economia. Le barriere da superare non sono più soltanto quelle architettoniche, ma quelle presenti sulle autostrade digitali di Internet, dove molti siti e servizi web sono accessibili, per esempio, solo da chi non ha problemi di vista.
La richiesta di una maggiore effettiva inclusione digitale è stata avanzata venerdì scorso dalla Fondazione Asphi Onlus nell'ambito di Handimatica, a Bologna, con un documento di proposte rivolte all'Agenzia per l'Italia digitale. Proprio l'Agenzia, infatti, è indicata all'articolo 9 del Decreto sviluppo, varato il 4 ottobre scorso e in attesa di conversione in legge, come interlocutore a cui segnalare le inadempienze relative all'accessibilità dei siti della Pa e dei «soggetti che usufruiscono di contributi pubblici o agevolazioni per l'erogazione dei propri servizi tramite sistemi informativi o internet». La stessa Agenzia deve monitorare, sanzionare, premiare in relazione ai piani che si sviluppano. «La valutazione sulle novità introdotte dal decreto è molto positiva - commenta Carlo Gulminelli, vicepresidente della Fondazione Asphi Onlus ma occorre rendere operative le affermazioni di principio». Per questo Asphi ha stilato un piano articolato in sei linee di intervento: governance, normativa, acquisti e finanziamenti pubblici, informazione e comunicazione, cultura e formazione, progetti realizzativi. Quale la priorità? «La governance, innanzitutto. In tema di Ict ci deve essere un presidio forte nell'Agenzia, per esempio un componente nel comitato d'indirizzo o una piccola struttura dedicata, per avere parola in merito alle proposte normative da adottare in relazione ai finanziamenti disponibili. L'importante è ricordarsi del problema. Non ne conseguono necessariamente maggiori costi: per esempio, basta ricordare di evitare lo scorrimento di testi a video o comandi individuabili solo attraverso le immagini». Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2004, in Italia i disabili gravi (per i quali è compromessa almeno una funzione essenziale della vita quotidiana) sono circa tre milioni, di cui 400mila in età da lavoro. Di questi, solo il 21% è occupato. In merito all'accessibilità dei siti della Pa, già prevista dalla legge n. 4/2004 (legge Stanca), l'ultima rilevazione del Cnipa (2008) evidenzia che solo il 3% dei siti supera il test. «L'Osservatorio Ict Accessibile e disabilità della School of management del Politecnico di Milano ha analizzato nel 2012, attraverso una ricerca basata su un campione di 81 aziende di medie e grandi dimensioni operanti in Italia, il livello di accessibilità dei sistemi informativi interni rispetto ai lavoratori con disabilità», spiega la responsabile ricerca dell'Osservatorio, Isabella Gandini. «La metà delle aziende prosegue tende ad assumere persone la cui disabilità non richiede adattamenti della tecnologia, oppure le assegna ad attività di livello inferiore. Anche in relazione al telelavoro, che riguarda complessivamente il 3-4% dei dipendenti, ma i cui benefici sono particolarmente rilevanti per la qualità della vita dei disabili, la situazione è analogamente inadeguata». Una nota positiva dai fornitori di hardware e software: oltre il 60% dei primi e il 70% dei secondi dichiara di tenere conto dei criteri di accessibilità in fase di progettazione, sviluppo e collaudo, anche se il 44% e il 47%, rispettivamente, lo fa solo su richiesta del cliente. «Occorre riprendere i monitoraggi conclude Gandini . Per le aziende servono incentivi e normative specifiche in grado di far superare la barriere economiche per lo sviluppo dell'accessibilità dei siti».
di Barbara Bisazza
(fonte: Press-In anno IV / n. 3037 - Il Sole 24 Ore del 26-11-2012)

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