«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

mercoledì 6 maggio 2015

Un giorno contro il DRM

È la giornata internazionale contro i DRM: facciamoci sentire ovunque non c'è tecnologia libera.
Con la partecipazione fisica o anche solo con l’espressione della propria idea, contribuiamo a un mondo informatico più libero.
Quando devo spiegare il concetto di DRM uso una similitudine. Ipotizzate di avere un bel giardino, di quelli che si vedono nei film americani, che degradano dolcemente verso il marciapiede. Quel giardino è vostra proprietà privata.
Nessuno si sognerebbe di stazionare lì senza permesso, o addirittura di portarvene via una porzione per costruirci sopra. In fondo è ben chiaro dove finisce la proprietà privata e dove invece inizia il suolo pubblico. Magari, per sottolineare meglio il concetto, potete mettere qualche cartello con scritto proprietà privata.
Ma se la gente iniziasse ad utilizzare impropriamente il vostro giardino e i cartelli non fossero più sufficienti, ecco che a quel punto restano soltanto le barriere fisiche: una bella rete metallica, un cancello con lucchetto e magari anche qualche telecamera di controllo e un allarme perimetrale. Ecco, nella similitudine il giardino rappresenta la vostra opera dell’ingegno e le barriere i cosiddetti DRM.
L’acronimo sta per Digital Rights Management e indica tutti quei sistemi tecnologici che permettono di controllare in modo più forte e pervasivo il rispetto del copyright. E forse non solo. Portata all’eccesso e sradicata dall’ambito delle opere creative, questa pratica porta anche ad un controllo sull’hardware, permettendo ai produttori di device tecnologici o addirittura di singole componenti di limitarne le possibilità di utilizzo in virtù di non ben precisati diritti di privativa.
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