Nel film biografico “The theory of everything” il malato di atrofia muscolare progressiva Steven Hawking riesce a riacquistare la voce grazie all’uso di un sistema di controllo con sintetizzatore vocale.
Erano gli anni Novanta e quella macchina, che con il tempo verrà sostituita da un sistema più sofisticato a raggi infrarossi, permise al fisico e cosmologo britannico di riprendersi ciò che una tracheotomia gli aveva tolto: l'unica facoltà motoria che gli rimaneva.
Come a Steven Hawking, succede anche a molti altri disabili (non vedenti, ipovedenti, disabili cognitivi e motori) di dovere rimanere sempre “connessi” a un software programmato ad hoc: in ballo non ci sono (solo) spunte blu o l’ansia di non trovare lo smartphone, ma la sopravvivenza, la riabilitazione e il raggiungimento della piena inclusione sociale, diritti inalienabili per qualunque disabile. Non a caso queste tecnologie vengono catalogate come “assistive” e possono compensare specifiche disabilità, innate o acquisite, tanto da essere ampiamente utilizzate come uno strumento riabilitativo e di compensazione delle abilità residue.
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