«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

mercoledì 9 novembre 2016

Meglio usare il termine disabilità complesse

Meglio usare il termine disabilità complesse che sostituisce la parola grave, con il sottinteso in questo ultimo caso che si può fare poco. Invece c'è sempre qualcosa da fare in termini di qualità della vita, nonostante la presenza di più deficit (motorio, intellettivo e sensoriale), di dignità e di umanizzazione dell'accompagnamento, quindi dal punto di vista dei diritti di cittadinanza. (….).
Nessuno sottovaluta le difficoltà ma crediamo che proprio i soggetti con disabilità complesse sfidano l'ambiente al cambiamento e lo sfidano sul piano della realizzazione dei diritti e della giustizia che riguarda tutta la società. Questo è ancora più evidente nell'età adulta; gran parte della letteratura scientifica o delle linee d'intervento si concentrano sull'età evolutiva, dimenticando che le persone disabili   hanno, dopo i 18 anni, un lungo cammino davanti a loro, che diventano adulte e invecchiano come tutti.
(Alain Goussot, Prospettive inclusive in educazione, p. 66)

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