«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

lunedì 4 marzo 2019

Le pioniere del codice

I nomi di Mary Allen Wilkes e Grace Hopper potrebbero suonarvi sconosciuti, ma se oggi avete tra le mani un computer è anche grazie a loro. Dagli anni ‘40 in avanti, insieme ad altre donne – come quelle che componevano il team di sviluppo dell’Eniac, il primo computer programmabile costruito negli Usa – furono le pioniere della programmazione.
Trova l’errore Università come il MIT e Stanford preferivano assumere donne perché più precise e portate per gestire la logica e i rompicapi che, specie in fase di debug, sono attività fondamentali per lo sviluppo di un software. Una richiesta che alimentava le iscrizioni ai corsi universitari in informatica che, nell’anno accademico 1983-1984, registrarono il 37,1% di laureate donne, il doppio rispetto a un decennio prima (Nyt).
1984 In quello stesso anno qualcosa è cambiato. I primi pc domestici, come il Commodore 64 e il TSR-80, fecero la loro comparsa nelle camere dei ragazzini – soprattutto i maschi, però – generando una differenza fondamentale: chi aveva già usato un computer, era avvantaggiato al momento delle selezioni universitarie.
Computers are made for…? Fino a quel momento l’ambiente non era certo privo di discriminazioni: le donne si occupavano di software perché, all’epoca, l’hardware era considerato la “vera sfida”. Dagli anni ‘80 in poi, come ha evidenziato una ricerca della Carnegie Mellon University, le donne, prima a casa e poi a scuola, cominciarono a scontrarsi con l’idea che “i computer sono roba da maschi”. Fuori dagli atenei, dal cinema fino alle imprese, questa visione ha conquistato sempre più spazio, diventando la cultura dominante.
Differenziare il percorso Dalla fine degli anni ‘90, la Carnegie Mellon, seguita da altri atenei, ha deciso di proporre piani di studi differenziati in base alla familiarità degli studenti con il codice. Risultato: il numero di iscritte è passato dal 7 al 42%. Ma sul piano lavorativo è un altro paio di maniche (Recode): “Mi chiedo persino se sia giusto – riflette Sue Gardner, ex direttrice generale di Wikimedia Foundation – incoraggiare le donne a una carriera nel settore tech, sapendo che, come altre minoranze, rischiano di finire in un vicolo cieco”.

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