Da sempre le nuove tecnologie generano un’ingiustificata diffidenza o paura, racconta il giornalista statunitense Larry Magid, fondatore dell’organizzazione non profit ConnectSafely.org.
È un atteggiamento che gli statunitensi chiamano moral panic e che nella storia si può far risalire all’invenzione della scrittura. Nel corso dei secoli ha poi colpito la stampa, il telegrafo, il treno, la macchina da cucire, la radio e perfino il cercapersone, ricorda Louis Anslow su Pessimists Archive. Nella prima metà dell’ottocento la velocità dei treni (35 chilometri orari) preoccupava per la rapidità con cui scorrevano i paesaggi e la rivista medica The Lancet scriveva che “la rapidità e la varietà delle impressioni inevitabilmente affaticano gli occhi e il cervello”. Negli stessi anni , scrive Slate, l’avvento della stampa economica suscitò il timore, specialmente tra i genitori della classe media, che l’abbondanza di libri a buon mercato avrebbe spinto i bambini verso una vita di crimini e violenza.
Internazionale 1561 | 3 maggio 2024 | 43
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