Siti pubblici come il Censimento online, ancora troppo poco accessibili: un progetto alla Sapienza per migliorarli.
Navigare sul web o utilizzare linkedin, facebook o twitter per lavoro o nel tempo libero. Anche nella piazza virtuale chi ha una disabilità trova ostacoli. Troppi contenuti, poca leggibilità e così diventa impossibile, soprattutto per chi è ipovedente o cieco, chattare, taggare, collegarsi alla rete professionale, nonostante l’ausilio di strumenti informatici, come gli screen reader, che permettono di “leggere” anche a chi non vede. Ma s’incontrano difficoltà anche nell’accesso a siti di pubblica utilità. Un esempio recente? Quello per compilare on line, che risulta poco fruibile per chi ha una disabilità visiva.
PROGETTO PILOTA. Proprio per tentare di superare le barriere tecnologiche e dell’informazione, il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (CoRiS) dell’Università La Sapienza di Roma e IBM Italia hanno promosso il primo seminario di formazione avanzata sull’inclusione digitale: «Università e ICT per la disabilità». «La partecipazione alla vita sociale passa anche attraverso l’accesso di tutti alle nuove tecnologie», sottolinea una delle organizzatrici del corso, Rosanna Consolo del Dipartimento CoRiS. Il seminario, gratuito e rivolto a studenti universitari, fa parte di un progetto pilota che mira a far conoscere le opportunità, per tutti, della società dell’informazione. Le lezioni in aula - per esempio, sul ruolo dell’ICT nel superamento delle barriere o sugli strumenti di comunicazione disponibili e in via di sperimentazione - saranno integrate da visite esterne a musei e centri di ausili informatici e domotica.
AUSILI. «I documenti di Organizzazione mondiale della Sanità e Unione Europea vanno calati nei contesti di vita – osserva Consolo - . Oggi gli spazi in cui muoversi non sono più soltanto fisici, ma anche digitali e virtuali. Laddove i contenuti sono mediati dalle tecnologie, va quindi favorito l’accesso alle informazioni e alla cultura, anche grazie ad ausili informatici, come programmi di sintesi vocale che spiegano ciò che compare sullo schermo e altri in via di sperimentazione, come sottotitoli o avatar per non udenti, ma anche per chi ha problemi di dislessia o un lieve ritardo cognitivo».
BARRIERE CULTURALI. Secondo l’European Disability Forum, ben il 95% dei siti pubblici non è accessibile. È così anche in Italia, nonostante la legge Stanca ), entrata in vigore nel 2004: doveva favorire l’accesso agli strumenti informatici e ai siti della Pubblica Amministrazione. «Spesso ad essere poco accessibili sono proprio siti di pubblica utilità, come quelli di Comuni o Asl che consentono di accedere a un servizio o prenotare una visita online, senza recarsi allo sportello», fa notare un’altra organizzatrice del corso, Consuelo Battistelli, colpita da cecità durante l’adolescenza e da 5 anni consulente in Ibm per l’accessibilità informatica. «Purtroppo la barriera principale rimane ancora quella culturale, per questo è necessario puntare sulla formazione – continua Battistelli - . Anche quando gli strumenti li abbiamo, manca la cultura dell’accessibilità».
PICCOLI ACCORGIMENTI. Battistelli cita un esempio: «Una mia amica non vedente non è riuscita a compilare online il questionario sul censimento, nonostante utilizzi lo screen reader. Ha segnalato la scarsa fruibilità del sito, ma le hanno risposto che le manderanno qualcuno a casa per aiutarla. Ma perché deve ricevere uno sconosciuto nella sua abitazione, quando può fare da sola il questionario online in una ventina di minuti, come gli altri cittadini? Un altro scoglio, poi – prosegue Battistelli - sono i social network, che pure sono nati per favorire le relazioni con gli altri. Le informazioni contenute sono tante e le pagine ipertestuali rimandano a continui link. Per renderli più accessibili basterebbero, per esempio, apposite piattaforme visuali che consentano allo screen reader la lettura sequenziale».
di Maria Giovanna Faiella
(fonte: Press-In anno III / n. 2911 - Il Corriere della Sera del 01-11-2011)
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