«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

venerdì 9 dicembre 2011

Ricerca rivela: tra braille e tecnologia i ciechi leggono di più di chi ci vede bene



Dall'indagine condotta per conto dell'Associazione Italiana Editori in collaborazione con l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, dall'Università Bicocca di Milano emerge che non vedenti e ipovedenti leggono più della media nazionale.
Leggono più della media nazionale. Usano strumenti tecnologici e sistemi software in modo diffuso. Sono i ciechi e gli ipovedenti come emerge da un'indagine condotta per conto dell'Associazione Italiana Editori (AIE), in collaborazione con l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, dall'Università Bicocca di Milano all'interno del progetto LIA (Libri Italiani Accessibili), che ha come obiettivo quello di mettere a disposizione di questa parte della popolazione libri resi accessibili attraverso le diverse tecnologie (pc ma anche tablet ed e-reader) di cui sono dotati in particolare nelle fasce più giovani.
I principali dati della ricerca, condotta su un campione di 1.505 persone (la più estesa mai condotta tra i Paesi Europei), con la collaborazione della CNUDD (Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità), verranno presentati in occasione di una tavola rotonda organizzata da AIE dal titolo 'Quando il libro diventa accessibile', in programma a Più libri più liberi venerdì.
L'incontro permetterà di fare il punto anche sullo sviluppo del progetto LIA, che accanto all'esame della ''domanda'' di lettura espressa dalla popolazione di non vedenti e ipovedenti italiani ha preso in esame (attraverso una collaborazione con l'Istituto F. Cavazza di Bologna) anche l'accessibilità dei software e dei device su cui poi si dovrà accedere alle pagine dei libri (non è infatti sufficiente che i libri siano accessibili, ma devono essere compatibili e accessibili anche gli strumenti e i software che ne permettono la lettura). Obiettivo è rendere disponibili a inizio 2013 tremila titoli di narrativa e saggistica, di cui 2.000 di autori italiani, 500 di autori stranieri e 500 da realizzarsi ad hoc su richiesta dei potenziali utenti. Il progetto, tra i più avanzati a livello internazionale, è finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, all'interno del ''Fondo in favore dell'editoria per ipovedenti e non vedenti''.
(fonte: Press-In anno III / n. 3133 - Agenzia AdnKronos del 30-11-2011)

1 commento:

Iacopo ha detto...

Mi permetto di dissentire su quanto annunciato all'incontro a Più libri più liberi. Intanto bisognerebbe dividere il mercato dei testi scolastici da quello dei semplici testi di narrativa e simili. Prendiamo i testi scolastici. Il SW di lettura utilizzato per leggere questi testi, tutti protetti con DRM, e' l'Adobe Digital Edition (p.e. si veda http://www.scuolabook.it/). Questo SW NON E' ACCESSIBILE con le tecnologie assistive utilizzate dagli studenti disabili. Parliamo ora dell'HW. Anche in questo caso gli e-book reader in commercio NON prevedono funzioni di ACCESSIBILITA'. Per esempio il Kindle che in questi giorni viene offerto da Amazon a 99 euro non possiede neppure la funzione Text-to-Speech. Quindi possiamo concludere che da questa rivoluzione digitale gli studenti sono tranquillamente esclusi. Infatti per leggere i loro testi devono ricorrere agli stessi percorsi gia' in atto da tempo per l'adattamento del libro cartaceo. E questo nonostante l'art. 5 della L. 4/2004 (Accessibilità degli strumenti didattici e formativi) e il Decreto 30 aprile 2008 (Regole tecniche disciplinanti l'accessibilita' agli strumenti didattici e formativi a favore degli alunni disabili).
Mi permetto poi di sottolineare una contraddizione nel comunicato stampa: se e' vero che "i non vedenti e gli ipovedenti sono riusciti a triplicare i libri letti rispetto alla media in un anno", da dove sono usciti questi testi digitali? Non certo dalle case editrici in formato digitale accessibile. In realta' c'e' un esercito di volontari che trasforma questi libri e li mette a disposizione di non vedenti, ipovedenti, dislessici, ecc. attraverso delle biblioteche digitali riservate (si veda http://www.cavazza.it/telebook/ - http://www.galiano.it/ - http://www.libroparlatolions.it/ - http://www.libroparlato.org/). Pertanto il progetto LIA di cui parla nella pagina linkata non e' nulla di nuovo. Semmai qualcuno sara' pagato per fare un lavoro che gia' viene fatto su base volontaria.
Il rischio che vedo profilarsi con queste iniziative e' la rinuncia al concetto di "design for all", ovvero che gli interessi del mercato impediscano a tutti di accedere ai contenuti attraverso la medesima porta. Metaforicamente, per accedere allo stesso edificio, il mercato impone una porta per i "normali" e una porta per i "disabili".
Un saluto
Iacopo