La letteratura, i pronunciamenti e le esperienze cliniche "affermano univocamente" che la dislessia "non comporta ritardo mentale, disturbi percettivi, disturbi psicologici e, complessivamente, non costituisce una patologia".
Malgrado cio', "si e' determinata in Italia una radicale collocazione del problema in ambito sanitario, sulla scorta di norme nazionali e regionali insistenti nel rendere obbligatoria una diagnosi di mano neuropsichiatrica o psicologica per condizioni quasi sempre del tutto estranee a patologie o disturbi di natura psichica". Lo ha affermato Piero Crispiani, docente dell'Universita' di Macerata e vicepresidente dell'Unione italiana pedagogisti (Uniped), secondo cui "il fenomeno e' stato radicalmente patologizzato e portato in ambito sanitario, caricandolo di significati che non possiede e attivando un percorso di certificazione, o schedatura, di dubbia liceita'".
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