«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

mercoledì 27 marzo 2013

Lascia il Braille (o quasi) per la "visione tecnologica"

Occhi elettronici, per Beatrice. Ha detto addio al Braille (o quasi) per la visione tecnologica al pc. Computer con la sintesi vocale, App, sensori, il fornetto per “sentire” le opere d’arte in rilievo stampato: Beatrice Cal anticipa nel liceo Pujati la rivoluzione per i ciechi.
E’ l’era 2.0, degli elettrodomestici parlanti dicono per semplificare: computer, smartphone e la vasta gamma a misura di età e bisogni, che costano un sacco di soldi. «La tecnologia mi ha semplificato la vita a scuola – ha detto Bea, che studia al liceo e vince medaglie nelle paralimpiadi di ciclismo -. Prima di utilizzare il computer scrivevo con una macchina rumorosa e, da bambina, con una tavoletta Braille. Dovevo girare il foglio per sapere ciò che avevo scritto oppure per cancellare. I libri Braille sono molto più grossi di quelli normali: Harry Potter, per esempio, ha da 5 a 7 volumi spessi e larghi. Dovrei avere una valigia anziché uno zaino. Invece, mi basta portare una chiavetta, in cui tengo tutti gli appunti, e mal che vada i cd dei dizionari». Il problema: non fai in tempo a imparare a usare un nuovo dispositivo, che subito il mercato ne lancia un altro. «L’Unione italiana ciechi e ipovedenti, abituata da sempre a combattere, lo segnala – ha proseguito Bea -. Siti pubblici non accessibili, programmi tv non tradotti in Braille, ma sono ottimista». Gli audiolibri, registrati su cd o cassetta, fanno il resto. «Potrebbe esserci uno smartphone al posto del cane-guida – ha ipotizzato la liceale -. Caricato di mappe, può creare percorsi, segnalare luoghi d’interesse o gli ostacoli”. La tecnologia cambia la vita di molti non vedenti. Il Politecnico di Milano ha brevettato AudioTact: ha una penna vibrante che traduce in stimoli sensoriali e tattili. «Non tutto è accessibile – è la battaglia di Bea e di un centinaio di non vedenti pordenonesi -. Ho bisogno di un programma particolare (una sintesi vocale) che mi legge tutto ciò che appare sullo schermo. Questo programma non riesce a leggere tutto. Se il testo viene riconosciuto come immagine, la sintesi non lo legge: ciò accade, per esempio, quando il testo è contenuto in un file jpg e anche pdf. Lo stesso principio vale anche quando dobbiamo scannerizzare una pagina: non basta solamente scansionarla ma bisogna anche passare attraverso un ocr (un programmino che trasforma l’immagine in testo)». Il problema è che questi software spesso sbagliano a riconoscere il testo, la didascalia dell’immagine viene spesso inserita all’interno del testo sconvolgendo (a volte) il significato. E in attesa di una svolta, un dettaglio: la media di Bea, nonostante questi problemi, è vicina a 8 decimi in pagella. Aiutare lei e le altre persone in condizioni analoghe è una battaglia di civiltà.
di Chiara Benotti
(fonte: Press-In anno V / n. 745 - Messaggero Veneto del 27-03-2013)

1 commento:

Iacopo ha detto...

Ricevo e pubblico il commento di Daniela Floriduz.
Iacopo

"Non vedenti e nuove tecnologie: un binomio divenuto ormai indissolubile.

Scrive Daniela Floriduz, vice Presidente della Sezione dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Pordenone:
Siamo orgogliosi di giovani come Beatrice, che ogni giorno, con la testimonianza della loro esperienza, affermano le proprie capacità e potenzialità, nonostante i limiti oggettivi, connessi alla mancanza della vista. Sicuramente le nuove tecnologie facilitano l'integrazione e l'autonomia, anche se, come sottolineato da Beatrice, permangono barriere di tipo culturale, riconducibili, ad esempio, all'inaccessibilità di molti siti, anche istituzionali e agli elementi grafici presenti in molte applicazioni. Ricordiamo che il Braille è uno strumento fondamentale, insostituibile di integrazione dei non vedenti: permette la lettura diretta, permette di capire l'esatta grafia di una parola e di conferire, in lettura, quell'espressività e quell'intonazione personale che la sintesi vocale non può dare. Come scrive Lorenza Vettor, consulente della commissione nazionale istruzione dell'Unione Ciechi e nostra socia, "E' indubbio che la tecnologia sta facendo passi da gigante, tanto da mettere in discussione alcuni punti fermi e caposaldi della tiflologia fino aoggi, come quello secondo cui il Braille va insegnato con l'uso della tavoletta e del punteruolo.
L'ho sostenuto anche io, ma credo ormai che proprio il sempre maggiore utilizzo di pc con abbinati display Braille renda più attuale l'apprendimento mediante la dattiloBraille (c'è quella elettronica che sicuramente è meno rumorosa di quella tradizionale e in più, consentendo un controllo visivo, facilita l'integrazione). Di qui il passo verso l'uso delle barre Braille, alcune delle quali sono veri e propri personal computer, è molto breve". Esistono anche programmi e applicazioni che permettono addirittura di scrivere in Braille utilizzando la tastiera virtuale dell'iphone o dell'iPad. Dunque, la scrittura Braille non va in soffitta grazie alle nuove tecnologie, ma anzi, per così dire, conosce una seconda vita. Facciamo a Beatrice i più sentiti auguri per i suoi studi e per la sua carriera sportiva".