«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

sabato 7 marzo 2015

Sassari. Simone, il disabile che da' voce a chi non ce l'ha

Dà voce a chi non ce l’ha. Sfruttando la tecnologia, riesce a far comunicare chi ha difficoltà verbali. Simone Soria, trentasettenne ingegnere informatico, tetraplegico dalla nascita, ha messo al servizio degli altri la propria intelligenza. Proprio perché vive in prima persona la menomazione, Simone si è votato a trovare il modo per dare la parola a quanti a causa della loro malattia non possono dialogare.
Ci ha dedicato la sua tesi di laurea, presa con il massimo dei voti. E da dieci anni l'ingegnere modenese, ma con sangue sardo («mia nonna materna, Maria Dessì, era di Oristano, e lì ho ancora parenti», racconta) progetta ausili informatici e videogiochi per disabili colpiti da paralisi cerebrale infantile, anziani con problemi verbali e motori gravi, malati di sclerosi e Sla. Progetti pluripremiati e conosciuti anche fuori dall’Italia, addirittura in Giappone. «Sono idee che mi sono nate per gioco e quando ho visto che funzionavano mi sono detto: perché non metterle a disposizione di chi è nelle mie stesse condizioni?». Una delle sue ultime invenzioni è dedicata agli autistici.
Simone Soria era in città nei giorni scorsi, invitato, non a caso, dall’Angsa (Associazione nazionale genitori soggetti autistici), dal dirigente scolastico del quinto circolo “Sandro Pertini”, Gianfranco Strinna, e da Tiziana Sechi, insegnante di sostegno dell’Istituto comprensivo Monte Rosello Basso. Ha spiegato Giovanna Tuffu, presidente dell’onlus: «Come associazione siamo interessati a far conoscere ogni tipo di supporto esistente, anche se ogni autistico è diverso e soprattutto non sempre ha interesse a comunicare. Ma le idee di Simone sono un’opportunità per chi è affetto da autismo, di cui è purtroppo in aumento l’incidenza nel Nord Sardegna».
Nel palazzo della Provincia, in una sala Angioy strapiena, l’ingegnere ha presentato, per la prima volta in Sardegna, FaceMouse e FaceMouse Fly, due speciali computer che si possono utilizzare senza mani, voce e sensori perché rilevano direttamente i movimenti della persona attraverso una webcam e li interpretano sfruttando i movimenti del naso, della testa, e persino delle labbra o di un dito. Dando così modo di scrivere, comunicare, viaggiare su Internet e giocare. L’altro ausilio informatico nato dal lavoro di Soria, pensato per le persone affette da autismo non verbale e con lievi handicap intellettivi si chiama Fabula: «È un tablet pc, infrangibile, che permette la comunicazione e la scrittura semplicemente toccando lo schermo», ha illustrato l’ingegnere.
Ma Soria ha raccontato anche la sua storia personale, al pubblico sassarese. Le difficoltà inevitabili legate alla sua condizione, ma anche la grande voglia e la forza interiore di fronteggiarle e il grande risultato ottenuto: una vita normale, ricca di amicizie e affetti, tra i quali spicca la storia d’amore con la moglie Eri Ueno, giapponese, conosciuta a Milano durante un viaggio di lavoro e che ha sposato tre anni fa. Del resto il suo motto è “il coraggio dell’utopia”. E dopo l’incontro in Provincia, cinque famiglie di ragazzi autistici e l’associazione Abc gli hanno chiesto una consulenza.
(fonte: Press-In anno VII / n. 592 - La Nuova Sardegna del 07-03-2015)

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