«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

venerdì 14 giugno 2024

Musica per i nostri neuroni

Da decenni psicologi e neurologi cercano di capire come il cervello percepisce la musica, osservando quali cellule e circuiti entrano in gioco. Alcune recenti ricerche hanno iniziato a fare luce su come l’enigmatica scatola nera che è il nostro cervello reagisce alle canzoni (El País - https://english.elpais.com/science-tech/2024-03-30/music-scientists-find-the-connection-between-music-and-emotion-our-neurons-dance-to-the-same-rhythm.html). Ad esempio, secondo una recente analisi, ascoltare la musica dal vivo può essere più emozionante che ascoltare una registrazione della stessa melodia perché innesca una maggiore attività nella parte del cervello legata all’elaborazione delle emozioni (New Scientist - https://www.newscientist.com/article/2419061-we-finally-know-why-live-music-makes-us-so-emotional/).

Un unico grande ritmo Un secondo studio ha concluso che l’impatto emotivo della musica trascende le culture, evocando sensazioni corporee simili a livello globale. I ricercatori hanno scoperto che la musica allegra dà energia a braccia e gambe, mentre le melodie tristi risuonano nel petto (Forbes - https://www.forbes.com/sites/lesliekatz/2024/02/01/where-do-we-feel-music-in-the-body-depends-if-its-taylor-swift-or-slayer/). Il ritmo ha effetti simili anche sui nostri neuroni: alcuni ricercatori hanno usato l’elettroencefalografia per misurare la sincronizzazione neurale di un gruppo di 19 giovani ascoltatori con la musica. Dopo aver fatto loro ascoltare sei brani di musica elettronica a 99 battiti al minuto (bpm), 135 bpm e 171 bpm hanno concluso che la sincronizzazione tra l’attività cerebrale e il ritmo della musica era più pronunciata a 99 bpm, simile al ritmo che ritroviamo in alcuni grandi successi commerciali (New Scientist - https://www.newscientist.com/article/2417391-electronic-music-appears-to-alter-our-state-of-consciousness/).

Tristezza catartica L’effetto della musica sul nostro cervello ha anche implicazioni cliniche. Ciò ha portato a una crescente integrazione della musicoterapia con i trattamenti convenzionali di salute mentale. È già stato dimostrato che interventi musicali ben studiati aiutano le persone con tumore, dolore cronico e depressione e, cosa più interessante, a prescindere che si tratti di brani allegri o tristi. Evocando emozioni profonde, infatti, la musica triste consente agli ascoltatori di trovare conforto, fare introspezione e navigare in modo efficace nei propri stati emotivi (The Conversation - https://theconversation.com/how-music-heals-us-even-when-its-sad-by-a-neuroscientist-leading-a-new-study-of-musical-therapy-214924).

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