«Il futuro è già qui, solo che non è equamente distribuito»

William Gibson

venerdì 14 giugno 2024

Noi Italia 2024. La nuova edizione

Disponibile la nuova edizione della pubblicazione web dell'Istat. Una selezione di oltre 100 indicatori statistici sui diversi aspetti ambientali, demografici, economici e sociali  del nostro Paese e la sua collocazione nel contesto europee

Sulla piattaforma è inoltre disponibile una sintesi relativa ai principali risultati degli indicatori presentati dal titolo Noi Italia in breve.

Istruzione

Nel 2022, in Italia la spesa pubblica in istruzione incide sul Pil per il 4,1%, valore più basso di quello medio europeo (4,7%).

Nel 2023, prosegue il miglioramento del livello di istruzione degli adulti (25-64 anni), per effetto dell’ingresso di generazioni di giovani, mediamente più istruiti, e l’uscita di generazioni di anziani, in genere meno istruiti. La quota di coloro che hanno conseguito al più la licenza media è scesa al 34,8%, con una percentuale più elevata tra i maschi (37,3%, rispetto al 32,3% delle femmine). Nel Mezzogiorno la quota di coloro che hanno conseguito al più la licenza media raggiunge il 42,6%.

Nel 2021, il tasso di partecipazione di giovani (20-24 anni) al sistema di istruzione e formazione è pari al 38,3%, con elevate differenze tra le regioni. L’Emilia-Romagna ha il valore più alto (53,9%), seguita dal Lazio (53,5%). Valori inferiori alla media si registrano, invece, per tutte le regioni del Mezzogiorno (con la sola eccezione dell’Abruzzo), per tre regioni del Nord (Veneto, Liguria e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste) e per la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen. L’Italia mostra un valore inferiore a quello dell’Ue (44,8%).

Nel 2023, in Italia, diminuisce la quota di giovani (18-24 anni) che abbandonano precocemente gli studi (10,5%), ma nel Mezzogiorno l’incidenza ha un valore più elevato (14,6%). L’abbandono precoce degli studi riguarda più i ragazzi (13,1%) delle ragazze (7,6%). Il benchmark europeo è fissato al 9% per il 2030.

Nel 2023, i giovani (15-19 anni) che non lavorano e non studiano (i cosiddetti NEET, dall’acronimo inglese di Not in Education, Employment or Training) sono circa il 16,1% della popolazione di età tra i 15 e i 29 anni. La quota è più elevata tra le femmine (17,8%) che tra i maschi (14,4%) e, nel Mezzogiorno, risulta il doppio (24,7%) del Centro-Nord (11,2%). L’Italia è tra i paesi con le percentuali di NEET più elevate.

Nel 2023, la percentuale delle persone (25-34 anni) con un titolo di studio universitario è del 30,6%. Il divario di genere è molto ampio e a favore delle femmine (37,1%, rispetto al 24,4% dei maschi). Per l’Italia, il valore è ancora molto lontano dall’obiettivo medio europeo stabilito per il 2030 dal Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione (almeno il 45% nella classe di età 25-34 anni).

Nel 2023, aumenta la partecipazione degli adulti alle attività formative - fondamentale per favorire l’occupazione degli individui e la loro vita sociale e relazionale - coinvolgendo l’11,6% della popolazione nella fascia di età tra i 25 e i 64 anni. 

https://www.istat.it/it/archivio/298313

Nessun commento: